sabato 10 marzo 2012

Alla ricerca della metà perduta. Angela Barile.

Oggi è dell'amore che voglio parlare, dell'amore quando non c'è, di quando ti manca il fiato, di quando non sai più capire dove finiscono le lacrime e dove inizia la pioggia, dell'amore sparito, dell'amore che non c'è mai stato, di un volto che credevi di vedere e che invece era solo la proiezione di quello che avresti voluto.
Ci sono giorni in cui il non-amore ti assale come un cavaliere a galoppo, giorni in cui come miele si attacca ai vetri delle tue finestre e i tuoi occhi non riescono più a guardare.
Capita a tutti almeno una volta nella vita di sentirsi persi in questo grande mondo, di sentirsi soli anche tra migliaia di persone, "un'anima in pena" si dice e di solito, con quest'espressione, ci si riferisce ad una persona senza amore.

Nel Simposio di Platone, Aristofane racconta un mito a proposito di Amore: in origine gli uomini e le donne non erano separati, ma vivevano l'uno attaccato all'altro in un unico corpo, gli dei, vedendo quanto potere aveva in sè questa unione, decisero di separarli, da allora gli uomini e le donne vagano nel mondo in cerca della loro metà perduta.
Secondo questo mito nessun uomo e nessuna donna è veramente completo finchè non trova l'altra parte di sè, ecco perchè la sofferenza d'amore è tra le più atroci, chi non trova l'altra metà passa l'intera vita  a cercarla e nè il denaro, nè il potere potrà sostituire questa mancanza, chi è senza amore sarà in qualche modo sempre un mezzo uomo o una mezza donna.
Certo questo è un mito ed è chiaro che non abbia una vera corrispondenza nella realtà, eppure è proprio così che si sentono i non amati, anche chi non ha mai sentito parlare di questa favola, avverte una specie di vuoto, una mancanza.

Ho pensato molto a queste metà che girano per il mondo, sofferenti, incomplete, senza la certezza di riuscire  a trovarsi: ci si può riprendere da una delusione d'amore, dopo un pò ci si consola pensando che  quella non era la metà giusta, ma quando il non-amore è la condizione di un'intera vita come si riesce ad andare avanti? Abbellendo e conoscendo nel profondo la metà che abbiamo,esprimendo tutte le sue potenzialità, senza provare rabbia o lamentarci per quello che non cè, d'altra parte l' amore non ci è dovuto, l'amore è un dono.
Trasformiamo Il non-amore in una possibilità, la possibilità di essere quello che siamo davvero nel profondo solo con quello che abbiamo, sperando che la nostra metà, persa da qualche parte in questo mondo stia facendo lo stesso.

giovedì 1 marzo 2012

Fai bei sogni. Massimo Gramellini.


1 marzo 2012. Stamattina alle nove ero già davanti alla mia libreria preferita ad aspettare che aprisse.
Volevo leggerlo questo libro il prima possibile, mossa da una necessità primordiale a cui non sapevo bene quale nome dare. Non è strana quest'immagine per chi mi conosce: la mia passione per la lettura è cosa ben nota. Eppure questa volta non è stata solo la  passione a portarmi lì davanti, ma una specie di voce interiore, quelle che nella vita ogni tanto ci parlano e che qualche volta siamo portati ad ascoltare.
Il libro era ancora imballato nella sua scatola, ho dovuto gentilmente chiedere di aprirla , ed eccolo finalmente l'oggetto sconosciuto che aveva mosso "il mio viaggio", pronto per me.
Ho odorato a lungo il profumo delle pagine, lo faccio sempre prima di cominciare a leggere un libro, è l'anticamera della lettura per me, un modo per entrare in sintonia con la storia che da lì a pochi minuti mi inonderà. Poi ho cominciato.

Sono le 18 e 34 adesso, tanto ci è voluto perchè finissi il romanzo, una manciata di ore che non senti passare, come quelle degli innamorati, che quasi non hanno una dimensione temporale, slegate da tutto quello che è la concretezza della vita.
Il libro è molto più autobiografico di quanto pensassi, me ne sono resa conto solo alla fine: la storia di un bimbo che combatte per tutta la vita il trauma della morte di sua madre, e anche se il bimbo cresce, capitolo dopo capitolo, è ancora un bambino quello che, a piedi nudi sul tappeto,combatte contro il suo Belfagor, arrendendosi infine all'amore e al perdono, diventando in quel momento adulto.

Non mi sento di fare una recensione di questo romanzo, come spesso faccio per altri libri.
Queste pagine sono state per me qualcosa di molto più personale perchè io possa recensirle: non sono orfana come Gramellini, non ho perso mia madre durante l' infanzia, ma ho perso me stessa, questo è sicuro; anche adesso mentre scrivo non sono certa di essermi ritrovata del tutto, ho perso i miei sogni, per orgoglio soprattutto credo, ogni scelta della mia vita mi ha portata sempre più lontana da essi, dicevo a tutti che volevo combattere per loro, ma in pratica me ne allontanavo, credevo di punire la mia famiglia in questo modo, ma in realtà ho finito per punire me stessa.

Si può perdere qualcuno, a volte, anche se continua a vivere, anche se abiti e condividi con lui le tue giornate: è quello che ho fatto io, li ho persi, forse perchè in un momento imprecisato della mia prima infanzia non mi sono sentita accettata e così ho preferito farmi artefice di questa lontananza e ho cominciato a crearla io. In questo gioco al massacro ho permesso all'orgoglio e al capriccio di gestire i fili della mia vita e così ho finito per scegliere gli studi sbagliati, le città sbagliate e gli uomini sbagliati, tutto quello che ho fatto non ha corrisposto mai alla vera me, ma solo all'immagine che avevo costruito.

In queste pagine ho ritrovato anche il mio Belfagor, ma soprattutto ho sentito che in certe frasi lui perdeva un pò di potere, che certi veli si scostavano di tanto in tanto per scoprire una donna che non fosse più bambina, e ho pensato a tutti i romanzi non finiti che riposano tramortiti nella memoria del mio computer, a quanto essi possano essere stati il tentativo disperato di un'anima che ha bisogno di spogliarsi per poter diventare niente di più di quello che è davvero.

martedì 31 gennaio 2012

Mr Gwyn. Alessandro Baricco.

Londra. Mr Gwyn, scrittore piuttosto conosciuto, decide di smettere di scrivere.
E' da qui che parte la storia di Baricco: dalla crisi "mistica" di uno scrittore che non trova più in quello che fa la " sua  forma " e non è semplicemente di stile che stiamo parlando, per forma si intende l'espressione più vera e più intima dell'essere umano.
Il dono di Mr Gwyn, viene più volte ripetuto nel libro, è quello di leggere l'anima, di descrivere i propri personaggi, calandosi nelle loro menti ed esprimendo in modo esatto quello che in realtà essi pensano.
E' così che dopo una profonda meditazione e una scrupolosa pianificazione decide di  fare il "copista", di scrivere ritratti , tutto sembra, all'inizio, assolutamente paradossale, eppure è l'unico modo in cui Mr Gwyn può continuare a fare il suo lavoro.
Ancora una volta Baricco ci trasporta in un mondo magico dove la realtà si mischia con la natura più profonda dell'essere umano: i personaggi che verranno fuori in questo percorso, conservano una concretezza spirituale che va al di là di ogni immaginazione: il suo manager e amico Tom,la vecchietta incontrata all'ospedale che diventa per Mr Gwyn una specie di mentore, la ragazza un pò grassottella che gli fa da assistente in questo suo nuovo percorso lavorativo, che mano a mano che il libro va avanti, diventa una vera e propria ricerca dell'essenza profonda dei suoi personaggi e di se stesso, e, infine l'artigiano delle lampade, l'artista delle luci che nel libro servono a scandire il tempo.
Così questo libro diventa, man mano, l'unico modo in cui questi personaggi hanno per svelarsi a se stessi e al mondo, un ritratto vero e profondo della poesia che abita in ogni essere umano.

mercoledì 9 novembre 2011

L'Italia s'è desta? Avrei i miei dubbi. Angela Barile.

Ecco l'Italia, mi verrebbe da dire oggi. Eccolo questo paese allo sbando, che spera in una ripresa, un paese che gioisce oggi per un evento secondo me auspicabile, ma che le persone intelligenti sanno non essere la soluzione dei problemi di casa nostra.

Sembra proprio che Silvio Berlusconi tra qualche giorno rassegnerà le dimissioni da Presidente del Consiglio, col giubilo della maggioranza degli Italiani, almeno così sembra.

Berlusconi, a parer mio, è un uomo di pessima moralità, un'arrivista, un calcolatore, una vera e propria vergogna essere rappresentati da lui nel mondo, ma credo anche che non sia lui la causa dei problemi dell'Italia, egli ha solo peggiorato visivamente e concretamente, una situazione preesistente a dir poco disastrosa. Non credo che con la sua uscita di scena il paese si risolleverà, "onestamente", e sottolineo questa parola perchè nel contesto assume valore fondamentale, nessun uomo nel panorama politico italiano, potrebbe risollevarci; chi ci rappresenta è lo specchio di quello che siamo e chi ha permesso a Berlusconi di governare per circa 20 anni è l'italiano medio, che nonostante la disfatta berlusconiana continua ad esistere.
Ricredersi sulla propria scelta politica quasi mai significa diventare migliore, l'essenza rimane; semplicemente nel momento in cui il tornaconto sperato non arriva, si critica quello che un tempo si riteneva giusto.
E direi che gli Italiani sono specializzati nel voltagabbana, la storia di questo paese ce lo insegna: non starò qui a dilungarmi sui numerosi esempi che potrei fare a proposito, ma sono sicura che molti di voi penseranno a come "gli ex fascisti" si scagliarono sui corpi di Benito Mussolini e Claretta Petacci, ormai cadaveri, o a come, per necessità, il popolo italiano si adeguasse alle varie dominazioni straniere: francesi, austriaci o spagnoli che fossero.
I secoli non sono riusciti a cambiarci, e probabilmente non ci cambieranno mai, il presente ce lo dimostra ogni giorno di più. Chi oggi gioisce per le imminenti dimissioni berlusconiane è un voltagabbana o un'ingenuo, non c'è da essere troppo felici, anche se, personalmente credo che essere governati ancora da lui, sarebbe stato, a dir poco controproducente per questo paese, che ha già una credibilità pari a zero a livello mondiale.
Io personalmente mi accontenterei di un presidente senza scheletri nell'armadio, senza procedimenti giudiziari in sospeso, qualcuno senza legami di connivenza con la mafia o la camorra, un uomo onesto, che onestamente faccia il suo lavoro.

 Ma sinceramente, e nel modo più imparziale possibile, credete davvero che esista un uomo così in questo paese?

martedì 25 ottobre 2011

In mezzo alle nuvole. Angela Barile.

A cosa somiglia questo cielo plumbeo?Notoriamente verrebbe da associarlo a qualcosa di triste, ma per me  non è così oggi: semplicemente queste nuvole grigie coprono momentaneamente un cielo meravigliosamente blu, sono passeggere ecco, fra qualche ora, al massimo fra qualche giorno scompariranno, mentre il cielo, bè, quello non scomparirà mai, sarà ben visibile in alcuni giorni, meno in altri, coperto da nuvole,avvolto da nebbie, bagnato dalla pioggia o gelido di neve, ci sovrasterà sempre messo lì in alto, tanto più in alto di noi.

Da bambina mi aveva sempre affascinato il mito di Atlante, questo gigante buono che con le sue braccia possenti sosteneva il cielo, a volte lo immaginavo, in un posto imprecisato sulla terra, a tenere insieme tutta questa immensità, con fatica e dedizione, eppure chissà quanta gioia doveva dargli la possibilità di essere così vicino alla volta celeste, sebbene a volte il suo corpo fosse circondato da nuvole, foschie e sebbene lassù certi giorni facesse davvero freddo.

La vicinanza al cielo ci sorprende sempre, anche chi è abituato a prendere spesso l'aereo resta sempre soggiogato da tanta immensità, perchè a volte ci si può camminare dentro a questo cielo e sentirsi al sicuro nonostante le nuvole e nonostante la nebbia, vedere il sole che illumina e abbaglia, guardarlo sorgere o tramontare con la consapevolezza che ritornerà e andrà via ancora ma non scomparirà mai.

Tutto è mutevole nella nostra vita, tutto passa e tutto torna, tranne il cielo e il sole, essi sono solo coperti anche nelle tempeste peggiori, anche nelle notti più nere, dobbiamo solo cercare di non abituare i nostri occhi all'oscurità, per avere il coraggio poi di osservare bene tutto quel blu e tutta quella luce, essere come Atlante che continua a goderne nonostante certi giorni ci sia davvero troppa foschia.

sabato 8 ottobre 2011

La vita immaginata. Angela Barile.

" La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla."  G.G.M.





Se provo a guardarmi indietro dopo tanto tempo quello che mi appare è sempre sfuggevole e lontano come se la persona che abita i miei ricordi fosse uno strano essere a metà tra qualcosa che ho già conosciuto e qualcuno che non conosco ancora. Se provo adesso a ricordare quello che è già stato le immagini sembrano rincorrersi e sovrapporsi l'una all'altra così che è quasi impossibile distinguere la cronologia degli eventi, come se il loro tempo fosse sempre il presente, come se la persona che oggi sono fosse insieme quella che sono stata e quella che sarò.

Provo a mettere ordine in questo turbinio di sensazioni e la prima immagine che riesco a recuperare sono le verdi montagne di un paesino arroccato ai piedi di un castello, il castello in realtà è solo un rudere ma nei miei ricordi di bambina è proprio come quello delle favole, maestoso e magico, circondato da draghi che proteggono i suoi abitanti; la nebbia avvolge il panorama che si vede dall'alto, ma nei giorni di sole lo spettacolo è incantevole, quasi al di fuori del tempo e dello spazio.
Quando ero piccola mi arrampicavo su lungo un sentiero scavato nella montagna e mi sembrava di essere una coraggiosa avventuriera, come i cavalieri e le dame dei libri che leggevo.

Ci sono tornata da poco, questa volta in macchina, e nonostante l'evidente degrado del tempo che passa e dell'incuria, i miei occhi l'hanno visto ancora una volta come era allora, solido e imponente. Dalla terrazza si vedeva l'immensa distesa di verde e si distinguevano le strade e le case del paesino, intorno l'immensa pianura che d'inverno si riempie d'acqua e si trasforma in un lago.
Tutta questa magia mi ha commossa, era come se in qualche modo la mia vita reale e quella immaginaria avessero trovato un compromesso e tutto era successo lì davanti ai miei occhi, le montagne, le mura del castello, le casette in lontananza erano reali come non mai, la dimostrazione che quella bambina che mi porto dentro è esistita davvero e non è solo il frutto dei miei ricordi malati. In quel momento è come se io, quella che sono io oggi intendo, avessi colonizzato quel luogo che avevo dentro, come se lo avessi riconosciuto nella realtà e non solo nella mia immaginazione.

Per alcuni è molto difficile distinguere gli avvenimenti reali da quelli solo sognati o immaginati, esistono persone che per motivi diversi tendono a costruirsi una specie di mondo parallelo; non parlo di persone affette da disturbi psichici, ma di gente assolutamente sana, che trova nella propria fantasia un rifugio sicuro, rifugio che non è in grado di vedere nella vita reale; per queste persone i ricordi spesso si sovrappongono l'uno all'altro, quelli reali si mescolano con quelli immaginari così tanto da diventare una sola cosa, tanto da non riuscire a distinguerli: la vita non è per loro una somma cronologica di eventi con relative emozioni, è piuttosto il modo in cui quegli eventi si ricordano, come la mente li ha elaborati perchè corrispondessero veramente alla persona a cui appartengono.

Ecco io sono una di questi irriducibili sognatori, ho passato una vita a vergognarmi della mia incapacità di distinguere la realtà dall'immaginazione, mi sono spesso rimproverata del modo in cui ho trasformato il mio passato così tanto che tutti gli eventi che ricordo sono per metà veri e per metà immaginari, così tanto da non riuscire a ricordare quale è la versione più vicina alla verità. E poi eccomi davanti a questo paesaggio, i seni verdi delle montagne , i ruderi di questo castello sono lì a testimoniare la realtà di quei luoghi; persino l'incuria del tempo in qualche modo dimostra che essi sono più veri di qualsiasi mio sogno, nella mia mente continuano a vivere draghi e principesse e potrei inventare tutte le vite del mondo in quel castello e non potrebbero essere meno vere del castello stesso perchè sono vere nella mia mente.

Oggi so che la mia immaginazione non è una maledizione ma un dono che devo preservare, so che tutto quello che è accaduto è accaduto perchè io potessi allenarmi a sognare, a costruire, a restaurare castelli e a riempirli di infiniti personaggi, continuando, nonostante tutto, a vivere la mia vita in questo mondo, ricordarla a modo mio eppure viverla per davvero.


venerdì 5 agosto 2011

Le cose che salvo. Angela Barile.

Chiudo gli occhi in questa notte calda che risuona di parole e di gemiti lontani, resto a  guardare questo vuoto che somiglia sempre di più ad uno spazio da riempire e penso a cosa vorrei portarmi dietro in questa specie di trasloco.

Tra le cose che salvo c'è la mia nipotina, il suo sorriso magico che lava tutti i dolori, il suo corpicino minuscolo tenuto tra le braccia in una notte di Natale, l'amore incondizionato che sprigiona da ogni parte del suo corpo.

Tra le cose che salvo c'è questa città che  a volte sa essere dura e indifferente, ma che t'incanta con tutta la sua antica bellezza, che lascia che la tua vita scorra così come scorre il fiume che la attraversa; questa città fatta di comici e di " C " strascicate, di turisti accalcati che la ricoprono tutta, di battute in sordina taglienti e bislacche.

Tra le cose che salvo ci sono le mie amiche, le parole che ti dicono quando stai male, le stesse che dirai tu a loro, la  forza nel restarmi accanto quando non sapevo nemmeno più chi ero, la pazienza di sopravvivere insieme in mezzo a tutte le cose che non capiamo, a tutte le volte che abbiamo preferito non ricordare chi eravamo....perchè spegnersi, di tanto in tanto è l'unica soluzione

Tra le cose che salvo ci sono i miei libri, le loro parole, che mi hanno  guarita da  molte ferite, gli infiniti personaggi che ho sentito attraversarmi la pelle, l'odore delle pagine, diverso a seconda del tipo di carta e di stampa, le lacrime  e i sorrisi che mi hanno strappato nelle mie notti senza sonno.

La musica, tutta. E certe canzoni scoperte per caso tra i cappelli del mio negozio, quelle allegre e soprattutto quelle tristi, perchè in certi momenti non ho avuto la forza per essere felice e la tristezza di alcune note e di alcune parole era l'unica cosa che riuscissi a sopportare.

Tra le cose che salvo ci sono tutte le mie nuove consapevolezze. A differenza di tutto il resto, queste non sono state un dono ma una conquista, vengono dal dolore, dall'indifferenza, dai silenzi, dalle bugie, da tutte le cose che non salverei mai di quest'anno, un parodosso vero?

E poi c'è la mia famiglia, che ha saputo soccorrere in silenzio la figlia più complicata che si potesse avere.