martedì 25 ottobre 2011

In mezzo alle nuvole. Angela Barile.

A cosa somiglia questo cielo plumbeo?Notoriamente verrebbe da associarlo a qualcosa di triste, ma per me  non è così oggi: semplicemente queste nuvole grigie coprono momentaneamente un cielo meravigliosamente blu, sono passeggere ecco, fra qualche ora, al massimo fra qualche giorno scompariranno, mentre il cielo, bè, quello non scomparirà mai, sarà ben visibile in alcuni giorni, meno in altri, coperto da nuvole,avvolto da nebbie, bagnato dalla pioggia o gelido di neve, ci sovrasterà sempre messo lì in alto, tanto più in alto di noi.

Da bambina mi aveva sempre affascinato il mito di Atlante, questo gigante buono che con le sue braccia possenti sosteneva il cielo, a volte lo immaginavo, in un posto imprecisato sulla terra, a tenere insieme tutta questa immensità, con fatica e dedizione, eppure chissà quanta gioia doveva dargli la possibilità di essere così vicino alla volta celeste, sebbene a volte il suo corpo fosse circondato da nuvole, foschie e sebbene lassù certi giorni facesse davvero freddo.

La vicinanza al cielo ci sorprende sempre, anche chi è abituato a prendere spesso l'aereo resta sempre soggiogato da tanta immensità, perchè a volte ci si può camminare dentro a questo cielo e sentirsi al sicuro nonostante le nuvole e nonostante la nebbia, vedere il sole che illumina e abbaglia, guardarlo sorgere o tramontare con la consapevolezza che ritornerà e andrà via ancora ma non scomparirà mai.

Tutto è mutevole nella nostra vita, tutto passa e tutto torna, tranne il cielo e il sole, essi sono solo coperti anche nelle tempeste peggiori, anche nelle notti più nere, dobbiamo solo cercare di non abituare i nostri occhi all'oscurità, per avere il coraggio poi di osservare bene tutto quel blu e tutta quella luce, essere come Atlante che continua a goderne nonostante certi giorni ci sia davvero troppa foschia.

sabato 8 ottobre 2011

La vita immaginata. Angela Barile.

" La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla."  G.G.M.





Se provo a guardarmi indietro dopo tanto tempo quello che mi appare è sempre sfuggevole e lontano come se la persona che abita i miei ricordi fosse uno strano essere a metà tra qualcosa che ho già conosciuto e qualcuno che non conosco ancora. Se provo adesso a ricordare quello che è già stato le immagini sembrano rincorrersi e sovrapporsi l'una all'altra così che è quasi impossibile distinguere la cronologia degli eventi, come se il loro tempo fosse sempre il presente, come se la persona che oggi sono fosse insieme quella che sono stata e quella che sarò.

Provo a mettere ordine in questo turbinio di sensazioni e la prima immagine che riesco a recuperare sono le verdi montagne di un paesino arroccato ai piedi di un castello, il castello in realtà è solo un rudere ma nei miei ricordi di bambina è proprio come quello delle favole, maestoso e magico, circondato da draghi che proteggono i suoi abitanti; la nebbia avvolge il panorama che si vede dall'alto, ma nei giorni di sole lo spettacolo è incantevole, quasi al di fuori del tempo e dello spazio.
Quando ero piccola mi arrampicavo su lungo un sentiero scavato nella montagna e mi sembrava di essere una coraggiosa avventuriera, come i cavalieri e le dame dei libri che leggevo.

Ci sono tornata da poco, questa volta in macchina, e nonostante l'evidente degrado del tempo che passa e dell'incuria, i miei occhi l'hanno visto ancora una volta come era allora, solido e imponente. Dalla terrazza si vedeva l'immensa distesa di verde e si distinguevano le strade e le case del paesino, intorno l'immensa pianura che d'inverno si riempie d'acqua e si trasforma in un lago.
Tutta questa magia mi ha commossa, era come se in qualche modo la mia vita reale e quella immaginaria avessero trovato un compromesso e tutto era successo lì davanti ai miei occhi, le montagne, le mura del castello, le casette in lontananza erano reali come non mai, la dimostrazione che quella bambina che mi porto dentro è esistita davvero e non è solo il frutto dei miei ricordi malati. In quel momento è come se io, quella che sono io oggi intendo, avessi colonizzato quel luogo che avevo dentro, come se lo avessi riconosciuto nella realtà e non solo nella mia immaginazione.

Per alcuni è molto difficile distinguere gli avvenimenti reali da quelli solo sognati o immaginati, esistono persone che per motivi diversi tendono a costruirsi una specie di mondo parallelo; non parlo di persone affette da disturbi psichici, ma di gente assolutamente sana, che trova nella propria fantasia un rifugio sicuro, rifugio che non è in grado di vedere nella vita reale; per queste persone i ricordi spesso si sovrappongono l'uno all'altro, quelli reali si mescolano con quelli immaginari così tanto da diventare una sola cosa, tanto da non riuscire a distinguerli: la vita non è per loro una somma cronologica di eventi con relative emozioni, è piuttosto il modo in cui quegli eventi si ricordano, come la mente li ha elaborati perchè corrispondessero veramente alla persona a cui appartengono.

Ecco io sono una di questi irriducibili sognatori, ho passato una vita a vergognarmi della mia incapacità di distinguere la realtà dall'immaginazione, mi sono spesso rimproverata del modo in cui ho trasformato il mio passato così tanto che tutti gli eventi che ricordo sono per metà veri e per metà immaginari, così tanto da non riuscire a ricordare quale è la versione più vicina alla verità. E poi eccomi davanti a questo paesaggio, i seni verdi delle montagne , i ruderi di questo castello sono lì a testimoniare la realtà di quei luoghi; persino l'incuria del tempo in qualche modo dimostra che essi sono più veri di qualsiasi mio sogno, nella mia mente continuano a vivere draghi e principesse e potrei inventare tutte le vite del mondo in quel castello e non potrebbero essere meno vere del castello stesso perchè sono vere nella mia mente.

Oggi so che la mia immaginazione non è una maledizione ma un dono che devo preservare, so che tutto quello che è accaduto è accaduto perchè io potessi allenarmi a sognare, a costruire, a restaurare castelli e a riempirli di infiniti personaggi, continuando, nonostante tutto, a vivere la mia vita in questo mondo, ricordarla a modo mio eppure viverla per davvero.


venerdì 5 agosto 2011

Le cose che salvo. Angela Barile.

Chiudo gli occhi in questa notte calda che risuona di parole e di gemiti lontani, resto a  guardare questo vuoto che somiglia sempre di più ad uno spazio da riempire e penso a cosa vorrei portarmi dietro in questa specie di trasloco.

Tra le cose che salvo c'è la mia nipotina, il suo sorriso magico che lava tutti i dolori, il suo corpicino minuscolo tenuto tra le braccia in una notte di Natale, l'amore incondizionato che sprigiona da ogni parte del suo corpo.

Tra le cose che salvo c'è questa città che  a volte sa essere dura e indifferente, ma che t'incanta con tutta la sua antica bellezza, che lascia che la tua vita scorra così come scorre il fiume che la attraversa; questa città fatta di comici e di " C " strascicate, di turisti accalcati che la ricoprono tutta, di battute in sordina taglienti e bislacche.

Tra le cose che salvo ci sono le mie amiche, le parole che ti dicono quando stai male, le stesse che dirai tu a loro, la  forza nel restarmi accanto quando non sapevo nemmeno più chi ero, la pazienza di sopravvivere insieme in mezzo a tutte le cose che non capiamo, a tutte le volte che abbiamo preferito non ricordare chi eravamo....perchè spegnersi, di tanto in tanto è l'unica soluzione

Tra le cose che salvo ci sono i miei libri, le loro parole, che mi hanno  guarita da  molte ferite, gli infiniti personaggi che ho sentito attraversarmi la pelle, l'odore delle pagine, diverso a seconda del tipo di carta e di stampa, le lacrime  e i sorrisi che mi hanno strappato nelle mie notti senza sonno.

La musica, tutta. E certe canzoni scoperte per caso tra i cappelli del mio negozio, quelle allegre e soprattutto quelle tristi, perchè in certi momenti non ho avuto la forza per essere felice e la tristezza di alcune note e di alcune parole era l'unica cosa che riuscissi a sopportare.

Tra le cose che salvo ci sono tutte le mie nuove consapevolezze. A differenza di tutto il resto, queste non sono state un dono ma una conquista, vengono dal dolore, dall'indifferenza, dai silenzi, dalle bugie, da tutte le cose che non salverei mai di quest'anno, un parodosso vero?

E poi c'è la mia famiglia, che ha saputo soccorrere in silenzio la figlia più complicata che si potesse avere.

martedì 26 luglio 2011

Stralcio di giudizio personalissimo e molto poco tecnico su questo paese. Angela Barile

E' quasi tempo di ferie,e, come sempre, tempo di bilanci. Non certo della mia vita privata, per quello ho avuto a disposizione un anno di post e di canzoni con tanto di commenti, direi che non vi ho nascosto (quasi ) nulla.

Piuttosto mi piacerebbe, una volta tanto, parlare di quello che accade intorno a noi, piuttosto che dentro.
I Maya hanno previsto la fine del mondo nel 2012: non credo che questo avverrà secondo il senso che noi diamo alla fine del mondo, penso, però che quello che sta accadendo è quanto di più drammatico potesse capitarci.

Io ho 33 anni, appartengo a quella generazione di persone, figlia di uomini e donne nati dopo la seconda guerra mondiale, cresciuti in un'epoca di risveglio culturale e di apparente benessere, genitori che erano giovani nel '68, madri che appartengono a quella generazione di donne, che per prime, ha scoperto le gambe, padri ,svestiti ormai del ruolo di padroni.
I nostri genitori ci hanno insegnato a sognare, perchè quando eravamo piccoli, negli anni '80, tutto sembrava possibile: io, come tanti altri, ero sicura che avrei fatto tutto quello che avessi desiderato.

Ed eccoci adesso noi, giovani disillusi, eccoci con le nostre pene e le nostre rinunce, eccoci governati da un uomo che dà più l'idea di un "magnaccia" d'alto bordo che di un presidente del consiglio, un uomo che quei genitori e quei figli hanno votato con più o meno coscienza, un uomo, che, nonostante i vari scandali e i voti sfavorevoli, anche quest'anno ci governa.

Dopotutto ho sempre pensato che Silvio Berlusconi fosse lo specchio di questo paese, solo in questo ultimo anno, probabilmente, ha cominciato a fare capolino l'idea che quest'uomo, in realtà, poco ci rappresenta.

 Amo l'Italia, ogni volta in cui mi sono trovata davanti alla scelta di lasciarla, mi sono tirata indietro, nonostante tutto non riesco a pensare di vivere in un posto diverso; eppure ho poca fiducia in questo paese in cui il miglior passatempo è annullarsi davanti al televisore a guardare i vari Misseri e Parolisi, a sognare guardando "un tronista" che scieglie una corteggiatrice, a seguire un gruppo di ragazzi, definiti "tamarri" che parlando di Piazza della Signoria, mentre erano in viaggio a Firenze, hanno commentato : "bella piazza, piena di uomini nudi..." riferendosi alle statue della Loggia e alla copia del David davanti a Palazzo Vecchio.

Ecco, questo è più o meno il riassunto dell'anno televivo italiano, è quello a cui la maggiornaza degli abitanti del mio paese si interessa, a volte in modo assolutamente malato: vorrei ricordare, che lo scorso autunno, durante le indagini per l'omicidio di Sara Scazzi, molte persone, provenienti da tutto il sud Italia, facevano una sorta di pellegrinaggio verso la casa dell'assassino, senza nemmeno pensare di andare a pregare sulla tomba della povera Sara.

Non mi voglio avventurare in disquisizioni sociologiche a riguardo, non sarei in grado e non mi sembra nemmeno il caso, riporto semplicemente questi avvenimenti perchè, dopo tutto fanno parte del bilancio di quest'anno, anche se, personalmente, ad incuriosirmi di più è l'interesse mediatico che hanno avuto.

Qualcuno potrebbe pensare che, evidentemente, nessun altro caso eclatante accadeva nel nostro paese,e che la gente per distrarsi utilizzasse questi eventi: vorrei ricordare che questo è stato l'anno di numerosi scandali politici, e non mi riferisco solo al nostro Presidente del consiglio che " si trastullava " con le minorenni, ma ad una situazione molto più complessa, sfociata, in Italia, con i referendum del 12 giugno.
Credevo io, e a crederlo erano in molti, che questi referendum potessero avere un significato ben più profondo rispetto alle questioni che ponevano, credevo che quel Si urlato ai quattro quesiti fosse un vero e proprio urlo di indignazione per la direzione che il nostro paese stava prendendo, e, in effetti, è stato sicuramente così, peccato che qualcuno abbia finto che niente sia mai successo, sorvolando sull'accaduto e continuando a fare i propri porci comodi (ogni riferimento non è puramente casuale!).

Pochi giorni prima di questo referendum c'erano state le elzioni per alcuni comuni e province, tra i comuni interessati spiccavano Milano e Napoli: ora che a Napoli abbia vinto De Magistris, rappresentante di un partito di sinistra, potrebbe anche essere piuttosto logico, non solo perchè il governo precedente della città era già di sinistra, ma anche perchè l'altro candidato a sindaco, Lettieri, era in pratica, un prestanome della camorra, e non credo ci fossero molti dubbi su chi avrebbe vinto; il dato importante, a mio parere, è stato Milano, storico forte del Berlusconismo, dove Pisapia ha battuto la Moratti, facendo perdere al Pdl una delle più importanti città italiane.
Anche questo evento, a parte i giorni a ridosso delle elezioni, ha avuto poca eco nelle reti televisive, se non in programmi specializzati, satirici e non e sul web.

A tutto questo è stata preferita la saga di Parolisi, presunto colpevole dell'omicidio di sua moglie.


Altro evento degli ultimi giorni è la strage norvegese, ad opera di un tale Anders Breivik, trentaduenne, che ha sparato e ucciso più di novanta persone ad un raduno di giovani laburisti sull'isola di Utoya, all'inizio si era pensato al terrorismo islamico, e , di sicuro questa pista avrebbe " tranquillizzato ", molti, si sa " gli arabi sono strani "; il fatto invece che a compiere un massacro del genere sia stato un ragazzo, "un occidentale" come tanti ha creato ancora più sgomento e panico, anche se, di sicuro, per le famiglie delle vittime non ha cambiato l'elemento significante: la morte di un proprio caro.
Chiaramente si è fatto subito sentire il cordoglio dei vari Stati, tra cui anche quello dell'Italia: vorrei evidenziare qui due opinioni, che danno i brividi quasi quanto la strage in se per se: Feltri nel suo editoriale si chiede  come sia possibile che  i 500 giovani presenti sull’isola di Utoya non siano riusciti a fermare la carneficina. Potevano lanciarsi sull’attentatore cosicché “alcuni di sicuro sarebbero stati abbattuti ma non tutti”. Insomma, secondo Feltri, il problema è che ciascuno ha pensato “a salvare se stesso illudendosi di spuntarla”.
L'altra è invece un' affermazione di Borghezio, leghista e parlamentare europeo, che afferma che, dopotutto le idee che hanno ispirato questo gesto sono assolutamente valide, è solo il risultato a non esserlo.

Ho riportato questo evento e queste opinioni di un giornalista e un politico italiano, non perchè rappresentino l'idea del paese, anzi, se mai per evidenziare quanta distanza ci sia al momento tra gli italiani e la nostra classe politica, per evidenziare quanto la solita dicotomia comunisti e fascisti sia ormai obsoleta in questo paese, si tratta tutt'al più di coscienza: alcune persone ne sono completamente sprovviste.

Mi scuso per la mia imprecisione, non sono abituata a parlare di queste cose, la mia è solo un'opinione assolutamente personale e non condivisibile.

Buone ferie a tutti.

venerdì 17 giugno 2011

Che tu per me sia il coltello. David Grossman.





                                       


"  Amore è il fatto che tu sei per me il coltello con cui frugo dentro me stesso. "

Franz Kafka.





Yair "riconosce" Myriam in un gruppo di persone. Qualcosa in lei lo colpisce, uno sguardo, un impercettibile gesto delle spalle che si raggomitolano in uno scialle. Lui non la conosce, lei non conosce lui, eppure in quel momento accade qualcosa: Yair sente che davanti a questa donna lui può spogliarsi, può essere se stesso in tutta la sua unicità e grettezza e decide di incominciare con lei un rapporto epistolare, i due non dovranno mai incontrarsi, nè telefonarsi: è aprile e le loro lettere cesseranno quando ritornerà la pioggia, solo allora " la ghigliottina " si abbatterà su di loro.

Un romanzo fatto di parole questo, parole che si rincorrono, scavano, penetrano, che si insinuano nelle pieghe delle pagine, parole che rivelano colpe e dolori profondi, che spogliano, che mostrano la nudità assoluta e totale, senza maschere, senza orpelli che possano abbellirla. Ogni volta che nel libro si descrive un corpo nudo, e succede spesso, si capisce che è l'anima a spogliarsi insieme al corpo in un ultimo atto di resa, in un liberatorio grido d'aiuto.

Nella prima parte ci sono le lettere di Yair,contraddittorie, dolci e passionali, in certi tratti; aggressive e arrabbiate in altri. E' un uomo che scava Yair, un uomo che si racconta spudoratamente, che vive di sensi di colpa e che, attraverso Myriam si confessa, si perdona. Entrambi percorrono, l'uno attraverso l'altro, un cammino di conoscenza e di dolore, che li porterà a confrontarsi, alla fine, con le loro paure più ataviche.

La parte dedicata a Myriam è più breve e più fluida. Anche lei, come Yair, è un fiume in piena, anche lei racconta e spoglia se stessa, si barcamena in qualche modo in mezzo a tutte queste parole, si lascia andare, si abbandona, si ritrae arrabbiata, in attesa della pioggia che desidera e teme allo stesso tempo, il momento del distacco la atterrisce eppure sa che è inevitabile.

Non è solo una storia d'amore questa, anzi non rispecchia per niente i clichè convenzionali di una storia d'amore, è bisogno di essere, di mostrarsi a se stessi, attraverso qualcun altro, senza remore, per come si è realmente, è una corsa incessante alla ricerca dell' essenza perduta, che spesso non siamo in grado di vedere in noi se non attraverso un altro.


mercoledì 8 giugno 2011

Una vita. Angela Barile

Si era accorta di essere incinta quando ormai era troppo tardi. Aveva quarant'anni e davvero non ci pensava più ad un figlio, l'aveva molto desiderato in passato, ma poi lo aveva accantonato e rinchiuso nei cassetti dei sogni che non aveva potuto realizzare.
Una donna ormai quasi alla fine della sua età fertile, sola, perchè dopo tutto lo era, senza un uomo che condividesse con lei nulla se non, occasionalmente, il suo corpo, come poteva una donna così aspettare un figlio, e per giunta non accorgersene per tre mesi? Forse certe cose semplicemente accadono perchè in fondo noi, in qualche modo, le desideriamo, forse lo stress e i dolori di questi ultimi mesi non erano la sola spiegazione a questa sbadataggine, forse una parte profonda di sè lo voleva quel bambino, forse....

Amanda ripensò per un attimo a Luca, a tutte quelle parole e quelle promesse che l'avevano spaventata così tanto, ripensò a quegli occhi pieni di entusiasmo, gli occhi di chi sa sognare ancora, più che le parole, più che le promesse, forse era tutta quella vita che c'era dentro che l'aveva fatta innamorare. Anche lei era così una volta, anche lei era così a vent'anni, poi i giorni, le settimane, i mesi, erano passati e si erano portati via un pò della luce e della magia che aveva dentro, arida si sentiva adesso, o almeno così si era sentita fino a quando aveva conosciuto lui.

Ci si può innamorare di una voce? Dopo tutto all'inizio Luca era solo quello, un'insieme di vocali e consonanti sussurate per telefono, una voce così concreta da essere più presente di tanti corpi che avevano dormito al suo fianco. Una voce all'inizio era tutto quello che aveva, e la desiserava così tanto ancora, era la cosa che più le mancava di lui, il corpo a stento lo ricordava, perso tra le tante cose della sua vita che aveva dovuto cancellare, ma quella voce proprio non riusciva a dimenticarla, all'inizio la assaliva come una vera e propria allucinazione uditiva, nei momenti più impensabili della giornata, ma soprattutto di notte, così forte che le impediva di lavorare, di dormire; poi dopo un pò aveva cominciato ad ascoltarla, non le sfuggiva più.
Una volta Amanda aveva letto da qualche parte che più fuggi dalle cose più esse ti perseguiteranno: ecco, si era semplicemente fermata ad ascoltare.

Non era impazzita come pensava le sarebbe accaduto, aveva sofferto questo si, ma continuava a sentirsi viva come se avesse ancora lui al suo fianco, del bambino ancora non sapeva nulla, eppure forse quella pace, quella vita avrebbe dovuto insospettirla, invece no, per un pò di tempo ancora aveva voluto illudersi di essere sempre la stessa fino a quella mattina quando, guardando il calendario, si era improvvisamente accorta di non avere il ciclo da mesi, in quello stesso istante si era portata le mani al ventre, era corsa davanti allo specchio e aveva cominciato a piangere.

Ad un certo punto Luca aveva smesso di essere solo una voce, anche se per lei in fondo lo sarebbe stato per sempre. Si erano incontrati e lei, per la prima volta, non l'aveva più visto come un ragazzino, all'improvviso le era sembrato un uomo, il suo uomo, come nessuno le era sembrato mai; avevano passato insieme una settimana intera, avevano fatto l'amore mangiato riso bevuto parlato, quanto avevano parlato! Quella voce, quel corpo, erano stati una cosa sola in quella settimana e l'avevano invasa consolata compresa coccolata, non si era mai sentita così Amanda, non era mai stata così completa prima.
In quei giorni non era possibile capire quale fosse l'inizio e la fine di un corpo, quale mente fosse la sua e quale quella di lui, non c'era separazione, non esisteva nient'altro se non loro due insieme.

Come non ci si può confondere davanti a tutto questo? Come non si può avere paura?
Amanda sapeva che non era quello che sembrava, e non per l'enorme differenza d'età, non per la lontananza, ma perchè qualcosa dentro di lei le diceva che non era possibile, che doveva stare in guardia, ma lei era troppo soggiogata da questa passione per resisterle, per opporsi, aveva lasciato che scivolasse dentro di sè, che si insinuasse ancora tra le cellule del suo corpo, come linfa l'aveva lasciata germogliare, e quando il primo campanello d'allarme aveva cominciato a suonare, ormai era troppo tardi, lei era già mescolata a lui, irrimediabilmente.

Poi Luca era ripartito, ed ecco di nuovo quella voce a farle compagnia attraverso il filo di un telefono: mi manchi ti voglio rivediamoci toccami baciami. Gli incontri erano sempre più frequenti, i treni li univano e separavano veloci su quei binari che tagliavano in due l' Italia e che tagliavano in due un pò di loro.
Non aveva mai sentito in quei mesi la propria individualità, nè quella di lui, si erano mescolati, e anche quando erano separati lei continuava a sentirlo in ogni parte del suo corpo: allora aveva pensato che quello fosse l'amore.

Ma serve sempre il dolore per capire, gli esseri umani capiscono solo soffrendo,e dando a quel dolore un senso.
Quando Luca aveva cominciato a distaccarsi, quando gli incontri tra i due erano stati sempre meno frequenti e le telefonate sempre più brevi e fredde, per Amanda era già troppo tardi, questa volta non solo non aveva avuto la forza di preservarsi dal dolore, ma aveva messo così tanto di se stessa in questa storia e preso così tanto da lui  che la possibilità di non soffrire non era nemmeno contemplata, anzi, era l'unica strada possibile.

L'ultima notte che avevano passato insieme era stata un grido disperato, un terremoto vero e prorio, l'illusione che potesse non essere l'ultima non l'aveva nemmeno sfiorata, ogni gesto, ogni odore, ogni battito di ciglia, era fotografato nel " per sempre " eppure non sarebbe stato più. Amanda ne era consapevole, Luca no: a vent'anni non riesci a pensare alle ultime volte, tutto si vive nel momento in cui accade, il futuro è un'alveare pieno di possibilità, la vita è troppo lunga per pensare che una cosa non succederà mai più.

Ed ora eccola Amanda con tutto quel futuro dentro, eccola la donna disillusa con il suo sogno in grembo, non riusciva a smettere di guardarsi la pancia, non riusciva a smettere di accarezzarla, dentro di lei c'era tutto quello che aveva sempre desiderato, c'era la vita che scalpitava e che per troppo tempo lei aveva soffocato, quello che sarebbe stato non aveva importanza, quello che era stato finalmente aveva un senso: tutte le lacrime, le lunghe attese, gli uomini sbagliati, tutto l'aveva portata lì davanti a quello specchio con quello che forse all'inizio non era un grande amore, ma che lo era diventato nel preciso istante in cui lei lo aveva riconosciuto.

giovedì 12 maggio 2011

Il coraggio di cambiare.Angela Barile.

"Incontrare qualcuno che faccia per te tutto quello che tu hai sempre fatto per gli altri."

Queste parole erano come un tarlo nella sua mente, scavavano nel profondo mentre Amanda cercava di darle il giusto significato, le cose male interpretate potevano essere molto dolorose e lei l'aveva capito in questi ultimi mesi, aveva capito che le cose che non dici e le cose che gli altri dicono possono cambiare l'intero corso della tua esistenza, in modo irreparabile a volte.

E così adesso cercava di guardare tutto con questi nuovi occhi che aveva e tutto le sembrava enormemente diverso come se fin'ora avesse visto la sua vita da una prospettiva limitata mentre ora si ritrovava a guardarla dall'alto: ripensava ad una bambina scontrosa, a una ragazzina ribelle, ad una donna indipendente e forte e vedeva soltanto una bambina che soffriva, un' adolescente che gridava quel dolore, una donna che fingeva di non averlo mai provato perchè fingere era la cosa che aveva imparato meglio in tutti questi anni, perchè fingere era per lei l'unico modo per fuggire da tutto quel dolore.

In questa nuova luce aveva imparato a vedere anche lui diversamente, aveva capito perchè, nonostante il buon senso, lui era così difficile da dimenticare, non gli dava più colpe, non ne dava neppure a se stessa ormai, non c'erano peccati da espiare, non c'erano errori, anzi, era stato tutto come doveva essere: loro si erano trovati perchè lei potesse capire, non sapeva se per lui era stata la stessa cosa, non sapeva se anche lui aveva imparato qualcosa e probabilmente non avrebbe dovuto essere importante questo aspetto per lei, anche se purtroppo lo era. Di una cosa però era certa, che tutto questo dolore era servito a qualcosa, che quei pochi giorni passati insieme, quelle lunghe telefonate erano bastate, non serviva altro perchè se fosse servito sarebbe stato, niente in questa vita accade per caso.

Dire addio a lui significava in qualche modo dire addio alla vecchia Amanda, quella che si prendeva cura degli altri, quella che scavava nell'animo delle persone per trovare qualcosa di bello, di interessante, qualcosa che magari nessuno vedeva.

Possono cambiare le persone? Certo che possono, ora sapeva che era possibile, ma cambiare richiede un grande sforzo, cambiare è molto doloroso, ecco perchè la maggiornza degli esseri umani rimane sempre uguale, ecco perchè cambiare fa sempre così tanta paura, è più rassicurante rimanere quello che si è, ci vuole meno fatica, meno tempo, ma molto, tantissimo dolore.