martedì 25 ottobre 2011

In mezzo alle nuvole. Angela Barile.

A cosa somiglia questo cielo plumbeo?Notoriamente verrebbe da associarlo a qualcosa di triste, ma per me  non è così oggi: semplicemente queste nuvole grigie coprono momentaneamente un cielo meravigliosamente blu, sono passeggere ecco, fra qualche ora, al massimo fra qualche giorno scompariranno, mentre il cielo, bè, quello non scomparirà mai, sarà ben visibile in alcuni giorni, meno in altri, coperto da nuvole,avvolto da nebbie, bagnato dalla pioggia o gelido di neve, ci sovrasterà sempre messo lì in alto, tanto più in alto di noi.

Da bambina mi aveva sempre affascinato il mito di Atlante, questo gigante buono che con le sue braccia possenti sosteneva il cielo, a volte lo immaginavo, in un posto imprecisato sulla terra, a tenere insieme tutta questa immensità, con fatica e dedizione, eppure chissà quanta gioia doveva dargli la possibilità di essere così vicino alla volta celeste, sebbene a volte il suo corpo fosse circondato da nuvole, foschie e sebbene lassù certi giorni facesse davvero freddo.

La vicinanza al cielo ci sorprende sempre, anche chi è abituato a prendere spesso l'aereo resta sempre soggiogato da tanta immensità, perchè a volte ci si può camminare dentro a questo cielo e sentirsi al sicuro nonostante le nuvole e nonostante la nebbia, vedere il sole che illumina e abbaglia, guardarlo sorgere o tramontare con la consapevolezza che ritornerà e andrà via ancora ma non scomparirà mai.

Tutto è mutevole nella nostra vita, tutto passa e tutto torna, tranne il cielo e il sole, essi sono solo coperti anche nelle tempeste peggiori, anche nelle notti più nere, dobbiamo solo cercare di non abituare i nostri occhi all'oscurità, per avere il coraggio poi di osservare bene tutto quel blu e tutta quella luce, essere come Atlante che continua a goderne nonostante certi giorni ci sia davvero troppa foschia.

sabato 8 ottobre 2011

La vita immaginata. Angela Barile.

" La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla."  G.G.M.





Se provo a guardarmi indietro dopo tanto tempo quello che mi appare è sempre sfuggevole e lontano come se la persona che abita i miei ricordi fosse uno strano essere a metà tra qualcosa che ho già conosciuto e qualcuno che non conosco ancora. Se provo adesso a ricordare quello che è già stato le immagini sembrano rincorrersi e sovrapporsi l'una all'altra così che è quasi impossibile distinguere la cronologia degli eventi, come se il loro tempo fosse sempre il presente, come se la persona che oggi sono fosse insieme quella che sono stata e quella che sarò.

Provo a mettere ordine in questo turbinio di sensazioni e la prima immagine che riesco a recuperare sono le verdi montagne di un paesino arroccato ai piedi di un castello, il castello in realtà è solo un rudere ma nei miei ricordi di bambina è proprio come quello delle favole, maestoso e magico, circondato da draghi che proteggono i suoi abitanti; la nebbia avvolge il panorama che si vede dall'alto, ma nei giorni di sole lo spettacolo è incantevole, quasi al di fuori del tempo e dello spazio.
Quando ero piccola mi arrampicavo su lungo un sentiero scavato nella montagna e mi sembrava di essere una coraggiosa avventuriera, come i cavalieri e le dame dei libri che leggevo.

Ci sono tornata da poco, questa volta in macchina, e nonostante l'evidente degrado del tempo che passa e dell'incuria, i miei occhi l'hanno visto ancora una volta come era allora, solido e imponente. Dalla terrazza si vedeva l'immensa distesa di verde e si distinguevano le strade e le case del paesino, intorno l'immensa pianura che d'inverno si riempie d'acqua e si trasforma in un lago.
Tutta questa magia mi ha commossa, era come se in qualche modo la mia vita reale e quella immaginaria avessero trovato un compromesso e tutto era successo lì davanti ai miei occhi, le montagne, le mura del castello, le casette in lontananza erano reali come non mai, la dimostrazione che quella bambina che mi porto dentro è esistita davvero e non è solo il frutto dei miei ricordi malati. In quel momento è come se io, quella che sono io oggi intendo, avessi colonizzato quel luogo che avevo dentro, come se lo avessi riconosciuto nella realtà e non solo nella mia immaginazione.

Per alcuni è molto difficile distinguere gli avvenimenti reali da quelli solo sognati o immaginati, esistono persone che per motivi diversi tendono a costruirsi una specie di mondo parallelo; non parlo di persone affette da disturbi psichici, ma di gente assolutamente sana, che trova nella propria fantasia un rifugio sicuro, rifugio che non è in grado di vedere nella vita reale; per queste persone i ricordi spesso si sovrappongono l'uno all'altro, quelli reali si mescolano con quelli immaginari così tanto da diventare una sola cosa, tanto da non riuscire a distinguerli: la vita non è per loro una somma cronologica di eventi con relative emozioni, è piuttosto il modo in cui quegli eventi si ricordano, come la mente li ha elaborati perchè corrispondessero veramente alla persona a cui appartengono.

Ecco io sono una di questi irriducibili sognatori, ho passato una vita a vergognarmi della mia incapacità di distinguere la realtà dall'immaginazione, mi sono spesso rimproverata del modo in cui ho trasformato il mio passato così tanto che tutti gli eventi che ricordo sono per metà veri e per metà immaginari, così tanto da non riuscire a ricordare quale è la versione più vicina alla verità. E poi eccomi davanti a questo paesaggio, i seni verdi delle montagne , i ruderi di questo castello sono lì a testimoniare la realtà di quei luoghi; persino l'incuria del tempo in qualche modo dimostra che essi sono più veri di qualsiasi mio sogno, nella mia mente continuano a vivere draghi e principesse e potrei inventare tutte le vite del mondo in quel castello e non potrebbero essere meno vere del castello stesso perchè sono vere nella mia mente.

Oggi so che la mia immaginazione non è una maledizione ma un dono che devo preservare, so che tutto quello che è accaduto è accaduto perchè io potessi allenarmi a sognare, a costruire, a restaurare castelli e a riempirli di infiniti personaggi, continuando, nonostante tutto, a vivere la mia vita in questo mondo, ricordarla a modo mio eppure viverla per davvero.