martedì 18 settembre 2012

Diario 1941-1943.Etty Hillesum.














Ho scoperto questo libro per caso in rete, ultimamente sono molto attratta da testi che vadano un pò oltre la semplice storia che ti toglie il respiro mentre la leggi, e questo mi sembrava adatto, si inizialmente, prima di comprarlo, ho pensato semplicemente che fosse "adatto"; e ora eccomi qui a scrivere di uno dei libri più scioccanti e sconvolgenti che mi sia mai capitato di leggere.

Etty Hillesum è un'ebrea olandese, una donna estremamente passionale e di un'intelligenza non comune, nel 1941 Etty ha 27 anni, è una ragazza ricca e colta con un'esistenza normale e una vita sentimentale piuttosto movimentata, nelle prime pagine di questo diario la protagonista parla soprattutto dei suoi amori, nomina Dio, ma questa parola è ancora qualcosa di astratto, un modo di dire semplicemente; della guerra quasi non ci accorgiamo leggendo le prime pagine: Etti è un'ebrea che vive in Olanda nel 1941,e, a parte qualche accenno al popolo tedesco, all'inizio del Diario, c'è poco altro a proposito di quello che sta avvenendo in quel periodo in Europa.
Non è un caso quest'omissione:il Diario è, paradossalmente, una rinascita, Etty racconta quello che avviene dentro di se; man mano che andiamo avanti nella lettura, ci rendiamo conto di come il mondo esterno diventi sempre di più uno scenario, un pretesto perchè l'apoteosi del suo percorso personale abbia luogo.
Per la prima volta nella mia vita sono stata costretta a guardare con occhi nuovi a uno dei periodi più terribili e angoscianti della storia mondiale: quando, in passato, ho letto Il diario di Anna Frank, vedevo il Nazismo e l'Olocausto con gli occhi di una ragazzina che non capiva bene quello che stava avvenendo e conservava in se la speranza di riuscire a farcela, nonostante tutto; leggendo il Diario di Etty Hillesum il punto di vista cambia totalmente. Etty è una donna consapevole, sa esattamente quello che sta accadendo, non si dispera, non cerca di fuggire, ma "coglie l'occasione" perchè tutto questo orrore possa renderla una persona migliore.
Nonostante tutto, l'idea che abbiamo di questa donna, non è quella di martire, Etty è una donna normale, una donna che risponde alla più grande disumanità di tutti i tempi con un'accettazione e un amore che sono fuori dal comune in un contesto simile.
Scrive: “Dentro di me c'è una sorgente profonda; a volte riesco a raggiungerla, a volte resta sepolta, allora bisogna dissotterrare di nuovo, liberare da pietre e da sabbia e ritrovare la fonte. Mi ritiro nel monastero interiore, lontano dalle distrazioni; mi concentro in unità e ne esco più raccolta, concentrata e forte. Chiamo Dio la parte più profonda e ricca di me; chiamo Dio il mio amore per la vita;...
Non mi abbandono alla tristezza. Mi sento nel grembo della vita. Ascolto il battito fedele del cuore. Respiro l'aria fresca, sento la carezza dell'aria. Contemplo l'ampio cielo tutto intero sopra di me. La casa della mia interiorità mi impedisce di sfasciarmi, perdermi, rovinarmi. Mi ascolto dentro. Mi sento salva e sicura nell'accostare il mistero di Dio in me. Una grande fiducia va maturando lentamente e mi aiuta a governare con calma le asprezze della giornata. Riguadagno il contatto con me, col più profondo di me, col meglio che c'è in me, che io chiamo Dio… e se Dio non mi aiuterà, sarò io ad aiutare Dio; tocca a noi aiutare te, oh Dio. Difendere fino all'ultimo la tua casa in noi. L'unica cosa che possiamo ancora salvare e che veramente conta è un piccolo spazio di te in noi... Siamo noi a dover aiutare te, in questo modo aiutiamo noi. Cercherò di aiutarti perché tu non venga sepolto dentro di me. Sono stata strattonata da relazioni amorose. Mi sento salva e sicura in Te. Quel pezzetto di eternità che ci portiamo dentro può essere espresso in una parola come in dieci volumi: Dio è il mio amore per la vita.”

Ma il Dio che viene fuori da questo Diario è un Dio personale e laico, qualcosa che è innanzitutto la nostra essenza più profonda, è come se in ognuno di noi ci fosse una sorgente divina e, quindi, queste preghiere siano, in realtà rivolte a noi stessi, non c'è distanza tra umano e divino, tutt'al più le due cose si compenetrano, e compito di noi uomini, è convivere con entrambe senza soffocare nessuna delle due.
Etty cerca di fare questo fino alla fine dei suoi giorni, morirà in un campo di concentramento anche lei, lasciandoci in eredità un messaggio d'amore inaspettato se si tiene conto del periodo storico in cui è stato scritto; all'odio, alla violenza, all'atrocità lei risponde con la dedizione verso il prossimo e la preghiera.
Se una donna che ha vissuto quello che ha vissuto lei può pensare e scrivere cose come queste allora diventa un fatto incontrovertibile che l'odio non ha nessun motivo di esistere e non è mai giustificabile.