giovedì 2 luglio 2015

Dall'altra parte del mondo. Angela Barile.



                                                    



                                 


Si era rintanato in un posto in cui non poteva raggiungerlo, e, in qualche modo, anche lei era lontana, raggomitolata dentro di se a chiedersi se davvero era lui quello che voleva, i suoi silenzi, le sue insofferenze, le sue fughe, anche se il suono della sua voce diceva: "Non sai quanto vorrei restare."
E si chiedeva tutto questo anche se era già andato via, anche se forse non lo avrebbe rivisto mai più, perchè le serviva farsi queste domande, per spostare l'attenzione da lui a lei, per capirci qualcosa in più.
L'unica cosa che voleva adesso era tenerlo tra le braccia, tenere il suo corpo spigoloso sul suo, morbido; che lui si attaccasse al suo seno come i bambini già grandi fanno, non per fame, ma per consolazione. Voleva che in questo abbraccio si scoprissero l'uno all'altro.come avevano fatto tante volte, che poi, a ben pensarci, non erano state poi molte, anzi, ma a lei erano sembrate infinite.
Conoscerlo era stato un po' come ritrovarlo, ma forse, come diceva lui, è che loro due erano uguali, e, alla fine, era se stessa che aveva ritrovato in quegli occhi, nei suoi occhi.

Tutto era cominciato con il desiderio. Ricordava persino il momento preciso. Lui era in una terra di confine, dall'altra parte del mondo: lì era ancora giorno, qui sera tarda. Le aveva mandato una foto perchè vedesse il luogo isolato in cui si trovava, ed era davvero quasi in mezzo alla giungla, davanti ad un alberghetto di seconda mano; e lei lo aveva immaginato lì, seduto in un patio con tutta quella vegetazione davanti, aveva immaginato la sua pelle un po' bagnata da quel caldo umido mentre qui da lei era pieno inverno, e, in chat, avevano cominciato a giocare con le parole, per la prima volta.
Non erano più due conoscenti che parlavano del più e del meno, no, erano un uomo e una donna che stavano flirtando; e lei lo aveva desiderato in quel momento e sentiva che anche lui la voleva, anche lì dall'altra parte del mondo; e si era toccata leggermente mentre leggeva le sue parole e sentiva che erano loro ad accarezzarla, non le sue mani. Eppure non sembrava esserci niente di erotico in quella conversazione, se non che lei voleva lui e anche lui la voleva.
Quel suo viaggio quando si erano trovati le aveva insegnato a desiderarlo senza temerlo troppo.
Avrebbe considerato pericoloso qualsiasi uomo in quel periodo, ma non lui, le sembrava così irreale e familiare al tempo stesso, sentiva che si sarebbero potuti volere così da lontano, senza vedersi, per sempre, ed era sicura che anche per lui fosse così.
Erano due anime alla deriva, che avevano rinunciato a credere che ci potesse essere un porto dove attraccare, ma che erano irrimediabilmente sedotte da un canto, come Ulisse con le sirene.
Erano stati l'uno per l'altra ossigeno puro, ricordava ancora i loro abbracci come se entrambi finalmente avessero aria buona da respirare, l'uno nella bocca dell'altro, come se in quelle vite fatte di un equilibrio fatiscente, loro due potessero riposarsi almeno un pò e sentirsi nel posto giusto, loro che nel posto giusto non si erano sentiti quasi mai.
Non aveva mai pensato che lui potesse restare, ma non poteva immaginare il momento in cui sarebbe andato via perché che loro due fossero separati era una cosa innaturale, non adesso, non dopo che in qualche modo si erano ritrovati. Lei capiva che c'erano cose che accadono e non ci sembrano giuste, sapeva che poi la vita, vivendo, te le spiega, eppure questo non serviva a far smettere il dolore, non se pensava alla sua maglietta bianca che lui aveva dimenticato e che adesso riposava in un cassetto che lei non apriva quasi mai, ma era lì e lo sapeva anche se non la vedeva, esattamente come sentiva lui.