giovedì 27 marzo 2014

Il funerale. Angela Barile.

La prima immagine che conservava di lui era davanti all'entrata della chiesa il giorno del funerale. Fermo, immobile, vestito come ci si veste nei giorni di festa o di dolore. Gli occhi guardavano un punto fisso davanti a se.
Erano lì, eppure non c'erano.
 E le mani.
 Ricordava le mani.
Lui le aveva strette intorno alle sue, non per trattenere, ma solo per parlare, solo perché dalla bocca le parole non sapevano uscire.

Ricordava la stretta incerta, quasi imbarazzata, lo sguardo fisso dei suoi occhi su di lei, che non si fermava, ma passava attraverso, l'odore nauseante dei fiori, il rumore sommesso dei pianti in mezzo a quello strano silenzio, il sole caldo che oltrepassava le cose.

E poi c'era la bara, che a lei sembrava un contenitore vuoto, leggero, come se dentro non ci fosse nessuno, non quel corpo, non quella vita. Era lì, da poco riposta nel carro funebre, la gente la fissava sgomenta, incredula, quasi a volersi convincere che lui era davvero lì dentro, a cercare di immaginarselo, ma chissà forse non ci riuscivano neanche loro!
Le mani erano rimaste le une nelle altre per un tempo che le era sembrato infinito, un tempo che nessuna parola poteva riempire, poi lei si era allontanata, imbarazzata, sconfitta da questo insensato momento, dall'insensata morte di chi si toglie la vita. La bara si era allontanata. Vuota. Nessuno riusciva a immaginarla piena di lui.

Ci sono parole che non possono essere dette, quel funerale fu la commemorazione di qualcosa di indicibile, solo il prete osò parlare di dolore, solo lui mise insieme qualche frase dall'alto del pulpito, gli altri poterono solo esserci, salutare qualcosa che era già andata via, senza possibilità di saluto.

Chi muore resta, lei aveva sempre creduto, ma non voleva che queste parole fossero solo un messaggio vuoto, le piaceva pensare che avrebbe potuto far rivivere quella morte nella sua vita, mantenere con lui quel filo che prima di allora non erano stati in grado di tenere.

 Quella stretta di mano fu una promessa mancata, fu la prova, mesi dopo lo aveva capito, che da certe morti non può nascere niente, se non qualcosa di uguale, che i fili sono fatti per essere tenuti da almeno due persone,e, che, dall'altra parte, non c'era nessuno.

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