mercoledì 6 ottobre 2010

L'ultima riga delle favole. Massimo Gramellini

" Ho scritto L'ultima riga delle favole perchè avevo bisogno di una pomata dell'anima e ho provato a costruirmela da solo."
E' così che Gramellini spiega il senso di questo libro,un modo per rispondere alle tante domande che affliggono l'essere umano, domande su noi stessi, sul dolore e sul senso che questo abbia nella vita di ognuno,sull'anima gemella, ma soprattutto un libro sull'amore, quello verso noi stessi e quello verso gli altri.
Tomàs, il protagonista, è un uomo come tanti, impaurito, sfuggente, un uomo che davanti ad una donna che gli piace starnutisce, mostrando, in questo modo, una sorta di disagio, una vera e propria allergia fisica, non tanto, o comunque non solo nell'amore verso gli altri, ma anche e soprattutto verso se stesso.
E così Tomàs, improvvisamente, comincia questo viaggio magico nelle terme dell'anima, un viaggio fantastico, che con alcuni incontri e prove avventurose porterà il protagonista alla reale scoperta di se stesso e  del proprio talento, senza il quale è impossibile amare veramente gli altri.
E così scopriamo, capitolo dopo capitolo,infinite perle di saggezza che ci colpiscono, ci annientano, perchè hanno sempre fatto parte di noi, della nostra umanità. Impossibile elencarle, riempiono il libro pagina dopo pagina, dando l'impressione di essere lì appositamente per noi, e quello che Gramellini si augurava essere "un massaggio per l'anima" si realizza magicamente in ogni parola, in ogni frase, fin dalla prima pagina con l'incontro tra noi e la nostra anima, e forse la risposta a tutto è proprio in questa filastocca:
" Lettrice o lettore, non ti crucciare. Prima o poi- e più prima che poi- sentirai in sogno una voce di flauto. Lei è la tua anima, mica un accidente. Se non te ne innamori, non amerai mai niente. "

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